La casa

IL PALAZZETTO DEGLI ANGUILLARA

L’edificio noto come Palazzetto (o Torre) degli Anguillara venne costruito intorno alla metà del sec. XV per iniziativa del conte Everso II degli Anguillara, già proprietario di case in Parione e in Campo de’ Fiori, il quale fece costruire una specie di fortilizio inglobando e restaurando una più antica torre – le cui fondamenta si possono far risalire al sec. XIII – situata in posizione strategica sulla sponda destra del Tevere, idonea a controllare il fiume e l’Isola Tiberina che le sta di fronte.

Il declino della fortuna della famiglia portò tuttavia presto a passaggi di mano nella proprietà del palazzetto, acquistato nel 1538 da Alessandro Picciolotti da Carbognano, uomo della corte pontificia e già vassallo, pare, degli Anguillara. Nel 1542 un devastante terremoto procurò gravi danni non adeguatamente riparati, per cui cominciò un degrado progressivo, con lunghi periodi di abbandono, della struttura, che si guadagnò presto l’epiteto di «Palazzaccio». Passato successivamente alle zitelle di S. Eufemia, l’edificio venne acquistato nel 1827 da Giuseppe Forti, borghese trasteverino, che lo adibì a sede di una fabbrica di vernici e vetri colorati. Incisioni di C. Laplante e acquerelli di Ettore Roesler Franz hanno lasciato suggestiva testimonianza, nell’Ottocento, dello stato di decadenza dell’edificio. Che, espropriato nel 1887 dal Comune di Roma, venne restaurato agli inizi del Novecento, con un’opera di sapiente recupero della struttura antica affidata alle cure dell’architetto Augusto Fallani, che inglobò sulle pareti esterne e soprattutto interne, nel cortile, frammenti di antichi reperti e fregi architettonici, tra cui colonne con capitelli, insegne araldiche , e tra queste lo stemma degli Anguillara , con due anguille incrociate.

Nel 1920, compiuti i lavori di restauro e ristrutturazione, l’edificio venne consegnato alla Casa di Dante, che, dopo averlo opportunamente arredato e attrezzato per la nuova destinazione, ne ha conservato fino ad oggi la gestione. Una lapide sulla facciata prospiciente il Tevere ricorda l’evento:

NELLA SESTA RICORRENZA CENTENARIA
DELLA MORTE DI DANTE ALIGHIERI
IL MUNICIPIO DI ROMA
QUESTO EDIFICIO GIÀ DEGLI ANGUILLARA
AFFIDÒ ALLA CASA DI DANTE
PERCHÉ FOSSE IN PERPETUO CONSACRATO
ALLO STUDIO E ALLA DIVULGAZIONE
DELLE OPERE E DELLA VITA DEL DIVINO POETA
SETTEMBRE MCMXXI.

La ristrutturazione risulta particolarmente felice in rapporto all’uso per cui è stata pensata. Il luminoso e suggestivo cortile , con al centro una pregevole vera da pozzo, permette un agile accesso alle varie sezioni dell’edificio. Sulla destra, immediatamente dopo l’ingresso, si trova la preziosa Biblioteca , con la Sala di lettura e consultazione ; il lato sinistro è interamente occupato da un elegante porticato con tre ampi archi e volte a vela, che lungo la parete interna accoglie una lunga e funzionale bacheca nella quale vengono solitamente esposte le più recenti pubblicazioni di argomento dantesco. Sul fondo del cortile una porta incorniciata da un’elegante mostra di marmo, sovrastata da un piccolo occhio, offre un accesso autonomo ad alcuni locali del piano terra, adibiti a deposito libri, e a quelli del primo piano riservati alla Presidenza, alla Segreteria dell’Ente e a una Sala attrezzata per lo svolgimento di seminari, oltre che per la custodia di altri libri; mentre sulla destra una suggestiva scalinata sale all’ariosa loggia a tre archi che costituisce l’atrio della grande e solenne Sala conferenze . La sede della Presidenza , che le è adiacente, è caratterizzata da un’originale rappresentazione plastica dell’ albero genealogico degli Alighieri ; mentre in quella, più ampia, della Segreteria – dove si tengono le riunioni del Consiglio direttivo – sono esposti vari cimeli danteschi: oltre a una terracotta di Carlo Fontana rappresentante un inconsueto Dante a cavallo alla battaglia di Campaldino , quattro grandi armadi a vetri racchiudono alcuni preziosi volumi, stampe, calchi e gessi rappresentativi di figure e situazioni legati alla memoria di Dante; e fra l’altro un suggestivo ritratto immaginario del Poeta, opera di Pietro Annigoni .